In un bar elegante, immerso in un’atmosfera silenziosa e tesa, Serra attende Oltan. La sua figura è ferma, composta. Stringe tra le mani una tazza di tè al gelsomino che non beve: è il suo scudo, il suo equilibrio, la sua maschera di calma. Ma dentro di lei ribolle una verità che sta per esplodere.
I passi di Oltan si fanno sentire, secchi, irritati. Arriva con l’arroganza di chi crede di controllare tutto. Serra non si volta. Lo costringe a raggiungerla. Quando lui si ferma davanti al tavolo, lei lo accoglie con uno sguardo glaciale, un sorriso tagliente. Lo invita a sedersi con sarcasmo, fingendo normalità. Ma l’uomo non ha tempo per giochi. Le ordina di andare al punto.
E Serra lo fa.
Fa scivolare una cartelletta medica sul tavolo. Dentro: ecografie, esami del sangue, certificati. Oltan inizialmente crede si tratti di una malattia. Ma Serra lo spiazza: “Sono incinta. Il padre è Tolga.” Lo dice con freddezza chirurgica. Oltan si irrigidisce, si fa scuro in volto. Pensa sia un bluff, un ricatto. La accusa di mentire, la insulta senza alzare la voce, ma con veleno nelle parole.
Insinua che non sa nemmeno chi sia il padre. Poi, con un’ironia crudele, lascia intendere che forse vuole incastrarlo, che forse perfino lui è il padre. Ma Serra resta ferma, non si scompone. Gli svela che ha già fatto gli esami: le feci del feto possono essere testate. Un DNA test in qualsiasi ospedale, quando vuole, dove vuole. Non teme la verità. “Il sangue non mente,” gli dice.
E quel sangue… parla.
Arrivano i risultati. Il medico è freddo, formale. Ma il verdetto è definitivo: il padre del bambino è Tolga Casifoglu. Non ci sono margini d’errore. Il silenzio che segue è più tagliente di qualsiasi urlo. Oltan si alza, furioso. Cammina avanti e indietro. Per lui ora Serra è un problema. E lo affronta come sempre: con denaro e minacce.
“Quel bambino non nascerà,” dichiara, con tono gelido. Le offre 5 milioni di lire turche. Pretende che abortisca e sparisca per sempre dalla vita di Tolga. America, Australia, ovunque, purché scompaia. Serra lo ascolta. Poi si tocca il ventre. Quel gesto semplice è uno schiaffo. Quel bambino non è solo carne: è eredità, futuro, libertà. E lei non vuole più rinunciare.
Oltan non cede. Le offre 10 milioni, poi 20, poi 30. Serra rifiuta. E allora, getta la maschera.
Con voce carica di odio, le promette che se non obbedirà, la farà sparire. Le sue parole sono pura minaccia, pura violenza psicologica. Parla di morte, di sparizione, di una vendetta che nessuno potrà fermare. “Ti seppellirò in una maglietta. Ogni pezzo del tuo corpo finirà in un luogo diverso.” È un orrore sussurrato, lucido, calcolato.
Ma Serra non arretra. Non trema. Non piange. Ha appena vinto. Il DNA l’ha detto. La verità è scritta. Il figlio è di Tolga, e ora il potere di Oltan è incrinato. Lui può urlare, minacciare, pagare. Ma non può cancellare il sangue.
Serra sa cosa porta dentro. Non è più la ragazza che cercava approvazione. È una madre. Una guerriera. Una donna sola contro il sistema, ma forte della verità. Oltan ha perso il controllo. E lo sa.
Fuori dal bar, il sole sembra più freddo. Dentro, le carte sono cambiate. Serra ha piantato un seme, e quel seme ha un nome: vendetta? Speranza? Giustizia? Forse tutte queste cose insieme.
Ma la storia non è finita. Perché quando Serra rientra a casa, Selin la aspetta. Ignara di tutto. Serra mente, parla di un prestito ricevuto da Oltan. Ma Selin non è stupida. Le legge negli occhi l’ombra del tradimento.
E poi, la verità esplode ancora.
Con uno sguardo velenoso, Serra confessa a Selin che il padre del bambino è Tolga. Che lei e Tolga erano insieme mentre Selin era in clinica. Selin impazzisce, urla, la caccia di casa. Ma il veleno è entrato, e la psiche di Selin crolla.
E così, mentre Tolga lotta tra la vita e la morte, mentre Oltan trama nell’ombra, mentre Serra stringe il ventre con orgoglio e paura, Selin diventa una mina vagante pronta a esplodere.
Cosa accadrà ora? Ce la farà Tolga? Serra porterà a termine la gravidanza? Selin troverà pace o porterà con sé nuove tragedie?
Le risposte sono dietro l’angolo. E il prossimo episodio… potrebbe cambiare tutto.